mercoledì 14 dicembre 2016

AILANTO n. 38 - Su Anna Cascella Luciani









Usciamo? Usciamo. Cominciava così una famosa poesia di Palazzeschi. Mi è tornata in mente leggendo il nuovo libro di Anna Cascella Luciani, Gli amori terreni, che raccoglie i versi scritti dal 2009 al 2012. Perché attraversare i testi di quest’autrice è come iniziare una passeggiata in una geografia ampia, aerea, dove il ricordo filtra lo spazio per consegnarlo alla dimensione della lontananza, e la scrittura torna veloce a riprenderlo per riconsegnarlo a noi che leggiamo, e leggendo ricordiamo. Dall’Adriatico al Tirreno, dall’Abruzzo dell’infanzia e dell’adolescenza alla Roma dei poeti, la vita di Anna è stata un impetuoso inseguirsi della memoria verso un centro nevralgico, invisibile, ineffabile. Il suo ritmo sempre teso, ora ironico, ora suasivo, ora concitato e nervoso, è un vortice che ruota intorno a quel centro, e mentre cerca di afferrarlo lo porta inevitabilmente sempre più lontano, fino a cristallizzarlo nella sua inevitabile assenza.
Ho sempre creduto che fosse il tempo, il grande antagonista di queste poesie, quel tempo che prende forma e si sostanzia nella variazione ritmica, nelle improvvise sospensioni, nei trattini che aprono voragini, piccoli buchi neri in cui sentiamo inesorabilmente avviarsi anche una parte del nostro vissuto; tragedie di un istante, epifanie di cui appena ci rendiamo conto, ma sufficienti a rinviarci a un altrove crudele, dove le nostre esperienze appaiono come dietro la superficie di uno specchio, ormai inafferrabili. Così, spesso, sotto la sua grazia apparente, ho cercato di accostarmi alla scrittura di Anna, per avvertirne piuttosto tutta la forza tellurica (tornano Ade e Persefone, qui, e gli assolati paesaggi della memoria si colorano di una tinta un po’ fosca, che conduce il pensiero verso l’irreparabilità del futuro). Come per Penna - poeta spesso citato per lei e da lei -, sotto il cui passo leggero si avverte sempre il costo autentico della felicità.
C’è un’insolita velocità che ci porta, come se fossimo risucchiati in un gorgo, verso la fine di ogni poesia. E ogni trattino è come uno sbalzo improvviso e imprevisto, che ci giunge proprio quando pensavamo di essere posati su un sedile comodo, un sasso sotto la ruota, l’impressione ogni volta di forare e di doversi arrendere alla sosta forzata. E invece con quest’ultimo libro, proprio come la splendida immagine di copertina di Ettore Spalletti, mi accorgo che di tappa in tappa Cascella Luciani ha disegnato un unico grande ponte tra le sponde della sua vita, e della nostra. Sotto la cui unica, immensa arcata, quel grumo di assenza appare piccolo, piccolissimo, consegnato, più che a un altrove, a un altrui che ci riguarda sempre meno. E che, anzi, quel negativo ha nutrito la sola, vera presenza di cui questo poeta ha scelto di appropriarsi anche nel nome: quella materna. Amori, amicizie, città, paesaggi e micropaesaggi scorrono con la consueta foga, a quel passo di danza che da sempre viene riconosciuto ad Anna. Ma qui la coreografia è diversa: molti sono i pas-de-deux, le dediche e le apparizioni in scena, che corroborano la densità di un’esistenza, aggiungono materia, solidità, proprio quando le circostanze lavorano a sottrarre, a delimitare, a escludere. Così un doppio movimento scandisce questi ultimi versi, lineare e circolare insieme, ampio eppure preciso: quello della riconquista. Narrazione di un’identità che finalmente sembra ricomporsi proprio quando il corpo afferma il contrario e congiura al dissolvi, Gli amori terreni sono il diario puntuale di un viaggio ostinato e coraggioso.

Anna Cascella Luciani, Gli amori terreni 2009-2012, con una Nota di Marco Corsi, Brescia, L’Obliquo, s.i.p.

vincere l’oriente – piccola –
è il costo del tramonto
alla roulette dei mondi –
nessun colpo deviato ha
l’universo – nell’orbita
degli astri – e se noi siamo
fatti di calcio – ferro –
come le centrali nucleari
delle stelle – in atomi
ritornati a quei lucenti
o spenti spazi siderali –
sarà il moto perenne a dare
il colpo – a quel che resta
di noi dormiente – nelle culle
- stellari –

Nessun commento:

Posta un commento