lunedì 8 dicembre 2014

Dario Bellezza, in attesa dell'Oscar

Uscirà a fine gennaio 2015, negli Oscar Poesia Mondadori, la raccolta completa delle poesie edite di Dario Bellezza, a mia cura. Il volume ci rimetterà finalmente in contatto con una delle voci più significative e controverse della poesia italiana di fine Novecento. Bellezza è rimasto assente dalle librerie per più di un decennio: il precedente Oscar, antologico, curato da Elio Pecora, risale infatti al 2002. Una nuova generazione di lettori potrà accostarsi a queste poesie; sarà interessante verificarne le reazioni, tra vecchi e nuovi tabù e cadute ormai certe paratie ideologiche.
L'Oscar che ho curato comprenderà un'appendice di testi dispersi o inediti. Sicuramente molti amici di Dario sono in possesso di manoscritti o dediche, ma questa non sarà un'edizione critica. Mi sono limitato a raccogliere gli editi, tranne i versi per il teatro, e quanto era stato già pubblicato dal poeta in annuari e almanacchi o in plaquettes meno conosciute. E qualche inedito. Ho dato conto del movimento dei testi da queste prime pubblicazioni ai libri veri e propri. Spero che tutto ciò riaccenda un'attenzione critica che negli ultimi anni è mancata intorno a questa figura.
In attesa del nuovo Oscar, pubblico una variante inedita ritrovata tra le carte dell'artista Liliana Petrovic, amica di Bellezza. Non la troverete nel volume, dove c'è invece la versione definitiva. Si tratta della poesia alle pagine 45-46 di Libro di poesia, apparso nel 1990 da Garzanti.




Visione sacrale anfetaminica con dosi intere
di paranoia abissale coltivata nell’esercizio
impuro della ragione contro la menzognera
realtà prima che mi fece, partorendomi
ad un mondo qualsiasi, ma non mio!
Io allora vago immondo nel mondo, tutto
sembrandomi osceno, bruttamente fasullo,
finzione nevrotica la mia mancando la poesia,
il valore supremo cui sottomisi la vita;
adolescenza perduta e senza immagini, pure
prendendo un treno per Ostia rimanendo mentale,
fra ragazzi erotici e morti totali adulti
pieni di merda e di rancore!

Arrivo dunque al Battistini, fra mare e cielo
sospeso, senza immagini false e seconde
nel loro fine alla cosiddetta realtà
che non esiste. Mi ribello, io, sempre
mi sono ribellato, nello ieratico me stesso
so di avere perso la diplomatica, convenzionale
poesia, ed ora trascinandomi interno
e intero al mio sistema idiota e pellegrino
cerco di svoltare all’angolo con la buccia
di banana della leggibilità manifesta!
Ho perso tutti i sentimenti, lo sregolamento
appartenne a colui che non c’è più, e
descrivere il fuori-dentro è banale,
circonvenzione di incapace, il lettore
di testi di poesia in lingua, corruzione
di minorenne rinviata ogni giorno
nella educazione sentimentale di un reietto
depositario della verità vera di un Millennio.

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